28 ottobre 2015

Felicità non concessa.

Solo l’animale può essere felice, dice Leopardi. Perché solo l’animale obbedisce alla natura che è di gioire della propria perfezione. L’uomo non ha accesso a questo stato naturale … L’uomo tende costantemente a uscire dal suo stato naturale … L’uomo è un essere che non può realizzarsi senza l’artificio e senza il tempo. È quasi incapace di spontaneità, dice Leopardi … L’uomo non è mai nell’assoluto della felicità, l’assoluto del presente, l’assoluto della natura. È nel relativo, perché paragona il suo stato presente a un futuro possibile o un passato idealizzato. Paragona il suo stato naturale a ciò che potrebbe farne usando la sua libertà e i suoi artifici. Vuole cambiare. Dalla possibilità o necessità del cambiamento, del passaggio, dell’alterazione nasce la speranza di una felicità che, di fatto, non si realizzerà mai ma di cui non esistono prove che non possa realizzarsi. È dunque in questa sola speranza che risiede l’idea della felicità. Ma è la sorgente della sua infelicità … La ragione è pericolosa, dice Leopardi. L’uomo è un animale contro natura, perché è un animale ragionevole. E la ragione, contraria all'immaginazione e all'illusione, è contraria alla natura … La sola caratteristica naturale e innata che risiede nell'uomo non è l’amore della vita, ma l’amore di sé … Fuggendo da Firenze, dalla malattia, dalla povertà, dalla presunta derelizione per un amore non corrisposto, Leopardi cerca un male minore, non la felicità a cui non crede … L’amicizia di Ranieri era dolce, perché non prometteva niente. Non cercava di ottenere dall'amico più di quanto ne ricevesse, il che era già molto. Talvolta Leopardi si dimostrava tirannico con Ranieri, perché, non sperando in niente, non temeva di mettere in pericolo questa speranza per un eccesso di pretese.
(René de Ceccatty --- Amicizia e passione ---)

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