Va sotto
il nome di sessantotto. In realtà è un lungo ciclo di lotte che per molti anni
percorrerà l’Italia e coinvolgerà talmente tanti ceti sociali da restare nella
storia come la più profonda modificazione degli assetti economici e culturali
del Paese dal dopoguerra ad oggi … I venti di protesta sono da ricercare in una
oggettiva condizione materiale di molti strati sociali (a
fine anni ’60) sprofondati nel divario tra le speranze innescate dal boom
economico (1958-63) e le frustrazioni della effettiva realtà
(disoccupazione e precarietà) quotidiana. Gli operai avevano
pagato il prezzo più alto al miracolo economico, restando al palo di salari
bassi e di insostenibili ritmi produttivi a fronte di profitti più alti
realizzati dalle imprese. Gli studenti che con la riforma della scuola (1962) erano
entrati nelle università per poi scoprirla priva di sbocchi, selettiva e
anacronisticamente autoritaria nel sapere che trasmetteva … Alla fine i precari
equilibri della pentola in ebollizione, fecero saltare il coperchio. Era già
successo qualche anno prima nelle rivolte dei campus degli Stati Uniti, dove il
sogno della nuova frontiera democratica di Kennedy si era simbolicamente
spezzato con le misteriose pallottole di Dallas e agli studenti americani era
andato in eredità solo il pericolo di una morte in Vietnam, la probabile
interruzione degli studi universitari (per costi
inaccessibili), gli ignoti sbocchi professionali in una economia in regresso.
Il mito del consumismo, dell’abbondanza e del successo era in catastrofica
ritirata ovunque … C’è la guerra nel Vietnam che ai giovani appare un conflitto
tra il debole e il colosso, tra l’istanza di libertà e la volontà di
oppressione. Poi si aggiunge Che Guevara che si va ad immolare nel 1967 in
America Latina e che sebbene ha fallito nella sua rivolta nel Sud America
alleverà, con il suo mito, la rivolta in tutti gli altri continenti. Persino il
riferimento al comunismo cambia fisionomia. Quando l’Unione Sovietica
nell'agosto del ’68 invade la Cecoslovacchia e reprime l’ondata giovanile (che
aveva vissuto la primavera di Praga), crolla del tutto il mito
dell’Armata Rossa che aveva liberato l’Europa dal nazismo e resta solo
l’immagine di uno stato dittatoriale gelido e grigio … Sotto la cenere di
estremismi, semplificazioni e settarismi rivoluzionari, resta ben visibile un
messaggio centrale che percorrerà l’intero movimento del ’68: l’avversione per
l’autoritarismo, il rifiuto della delega, la riaffermazione di una propria
diretta forza decisionale, il superamento di antiche gerarchie e anacronistiche
culture.
(Attilio
Wanderlingh --- L’Italia è un’altra Storia ---)
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