19 novembre 2015

Eversione.

Va sotto il nome di sessantotto. In realtà è un lungo ciclo di lotte che per molti anni percorrerà l’Italia e coinvolgerà talmente tanti ceti sociali da restare nella storia come la più profonda modificazione degli assetti economici e culturali del Paese dal dopoguerra ad oggi … I venti di protesta sono da ricercare in una oggettiva condizione materiale di molti strati sociali (a fine anni ’60) sprofondati nel divario tra le speranze innescate dal boom economico (1958-63) e le frustrazioni della effettiva realtà (disoccupazione e precarietà) quotidiana. Gli operai avevano pagato il prezzo più alto al miracolo economico, restando al palo di salari bassi e di insostenibili ritmi produttivi a fronte di profitti più alti realizzati dalle imprese. Gli studenti che con la riforma della scuola (1962) erano entrati nelle università per poi scoprirla priva di sbocchi, selettiva e anacronisticamente autoritaria nel sapere che trasmetteva … Alla fine i precari equilibri della pentola in ebollizione, fecero saltare il coperchio. Era già successo qualche anno prima nelle rivolte dei campus degli Stati Uniti, dove il sogno della nuova frontiera democratica di Kennedy si era simbolicamente spezzato con le misteriose pallottole di Dallas e agli studenti americani era andato in eredità solo il pericolo di una morte in Vietnam, la probabile interruzione degli studi universitari (per costi inaccessibili), gli ignoti sbocchi professionali in una economia in regresso. Il mito del consumismo, dell’abbondanza e del successo era in catastrofica ritirata ovunque … C’è la guerra nel Vietnam che ai giovani appare un conflitto tra il debole e il colosso, tra l’istanza di libertà e la volontà di oppressione. Poi si aggiunge Che Guevara che si va ad immolare nel 1967 in America Latina e che sebbene ha fallito nella sua rivolta nel Sud America alleverà, con il suo mito, la rivolta in tutti gli altri continenti. Persino il riferimento al comunismo cambia fisionomia. Quando l’Unione Sovietica nell'agosto del ’68 invade la Cecoslovacchia e reprime l’ondata giovanile (che aveva vissuto la primavera di Praga), crolla del tutto il mito dell’Armata Rossa che aveva liberato l’Europa dal nazismo e resta solo l’immagine di uno stato dittatoriale gelido e grigio … Sotto la cenere di estremismi, semplificazioni e settarismi rivoluzionari, resta ben visibile un messaggio centrale che percorrerà l’intero movimento del ’68: l’avversione per l’autoritarismo, il rifiuto della delega, la riaffermazione di una propria diretta forza decisionale, il superamento di antiche gerarchie e anacronistiche culture.
(Attilio Wanderlingh --- L’Italia è un’altra Storia ---)


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