4 dicembre 2015

Prima e dopo.

Come è potuto accadere che siamo passati da un estremo all’altro? Probabilmente, la risposta è multisfaccettata … È innegabile che dopo gli stravolgimenti sociali di un’epoca di oppressione non può che seguire un’epoca di depravazione. Come l’altalena, se si spinge in alto da un lato, volerà alta anche dall'altro. La vertiginosa crescita economica ha cambiato tutto repentinamente, abbiamo compiuto una sorta di salto in lungo da un’era di penuria materiale a un’era di spreco indiscriminato, dalla supremazia della politica a quella del denaro, dalla frustrazione degli istinti agli impulsi sfrenati … Pensiamo alla Cina di oggi: sotto un cielo fosco crescono foreste di innumerevoli palazzoni e le autostrade s’intersecano in reti più fitte di quelle fluviali; la merce in vendita in mercati e centri commerciali è una festa per gli occhi; sulle strade, viavai di gente e ingorghi di automobili; e, poi, il tonfo chiassoso dei cartelloni pubblicitari e delle luci al neon, night-club e centri di massaggio in serie … e ristoranti sontuosi e monumentali, distribuiti su tre, quattro piani … Invece, trent'anni fa, quando stavamo per spiccare il salto, palazzoni non se ne vedevano, e i pochi che c’erano si concentravano nelle grandi città come Pechino o Shanghai. I negozi erano pochissimi e pochissimi erano i prodotti che vendevano. Non avevamo niente, in pratica, però il cielo era di un bell'azzurro … Vivevamo con un sistema di razionamento dei beni di consumo … eravamo costretti a essere parsimoniosi … Chiunque di noi pensi al momento più bello della propria infanzia penserà, con sorprendente prevedibilità, alla volta in cui ha mangiato qualcosa di buono, perché, a parte il cibo, non ci restano bei ricordi … Durante la Rivoluzione culturale (1965 – 1969) eravamo soliti dire: “Meglio erbacce del socialismo che i germogli del capitalismo”, oggi come oggi non siamo neppure in grado di distinguere che cosa sia socialista e cosa capitalista, erbacce e germogli sono la medesima pianta … Nella Cina di trent'anni fa, non esistevano reali disparità, per quanto se ne parlasse tutti i giorni. La verità è che pronunciavamo espressioni vuote per disegnare disparità immaginarie. Ciascuno era tenuto a scovare disparità ideologiche e confrontarsi con figure modello come Lei Feng (soldato cinese considerato, un tempo, come un modello da seguire, per il suo altruismo, la sua devozione a Mao e la sua modestia … 1940 - 1962) … Sono passati trent'anni e stiamo ancora sproloquiando sulle disparità, che però non sono più vuoti divari ideologici, bensì reali divari sociali: ricchi e poveri, città e campagne, disparità territoriali, di sviluppo, di reddito, di distribuzione … Nell'era maoista della via verso il socialismo, anche se lo sviluppo era lento e il profitto economico limitato, le disparità si erano ridotte costantemente. Tuttavia, Mao Zedong (1893 – 1976) non era riuscito a risolvere il divario città-campagna. A trent'anni dalle riforme e dall'apertura promosse da Deng Xiaoping (1904 – 1997), l’economia cinese complessivamente è cresciuta con rapidità, però il divario città-campagna non è diminuito, anzi, si è sensibilmente aggravato … La Cina è un paese sterminato, con una popolazione numerosissima e uno sviluppo economico sbilanciato … È un paese con enormi disparità, è come se ci muovessimo in una realtà di luci rosse e sfarzo da una parte e macerie e rovine dall'altra … Gli edifici di Louis Vuitton, di Gucci e altri marchi prestigiosi svettano in successione nei quartieri ricchi delle città cinesi e le esposizioni di prodotti di lusso si susseguono a catena, a Shanghai, a Canton, a Shenzhen e così via, riscuotendo per di più grande successo … La Cina ha costruito un miracolo economico che è sotto gli occhi di tutti … e, nel 2007, è diventata la terza potenza economica mondiale. Ma dietro a questi dati esaltanti, ce ne sono altri inquietanti come il fatto che siamo al centesimo posto per reddito annuo pro capite … Viviamo in una società che ha perso l’equilibrio. Squilibrio nella vita sociale significa necessariamente squilibrio nei sogni.
(Yu Hua --- La Cina in dieci parole ---)

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