20 gennaio 2016

L'ultima dimora.

Nonostante la loro familiarità con la morte, gli antichi temevano la vicinanza dei morti. Onoravano le sepolture, ma uno degli scopi dei culti funebri era quello di impedire ai defunti di tornare a turbare i vivi. Il mondo dei vivi doveva essere separato da quello dei morti. Per questa ragione i cimiteri erano situati fuori delle città … Ma i morti entreranno nelle città, da cui sono stati banditi per millenni. Questo è cominciato non tanto col cristianesimo, bensì con il culto dei martiri (erano sepolti nelle necropoli extra-urbane) di origine africana … I martiri avrebbero protetto i vivi impedendo di cadere nel peccato … Cosicché i luoghi venerati dei martiri attirarono a loro volta le sepolture … e la distinzione tra fuori e dentro la città cominciava lentamente  a scomparire … I morti già mescolati agli abitanti dei quartieri popolari dei sobborghi (che erano sorti intorno alle abbazie cimiteriali) penetravano così nel centro storico delle città. Ormai non c’è più differenza tra la chiesa e il cimitero. Nel linguaggio medievale, la parola chiesa non designava soltanto gli edifici della chiesa, ma tutto lo spazio che circondava la chiesa … Il termine cimitero finì per indicare la parte esterna della chiesa … È interessante osservare che, nella mentalità degli antichi, l’edificio funerario contava più dello spazio che occupava. Nella mentalità medievale, invece, lo spazio chiuso che comprende le sepolture conta più della tomba … Nelle grandi fosse comuni (fosse dei poveri) larghe e profonde parecchi metri, erano ammucchiati i cadaveri senza bara. Quando una fossa era piena, la si chiudeva e se ne riapriva una più vecchia, dopo aver portato le ossa disseccate negli ossari (luoghi all’interno dei cimiteri in cui vengono raccolti i resti dei defunti riesumati) ... Le spoglie di defunti più ricchi erano sepolte all’interno della chiesa, non in cripte, ma direttamente nella terra, sotto le lastre del pavimento. Non si aveva l’idea moderna che il morto dovesse essere installato in una specie di casa tutta sua, di cui sarebbe stato il proprietario perpetuo e che non si potesse sloggiarlo. Nel Medioevo (476 d.C. – 1492) e ancora nel 16-17° secolo, poco importava l’esatta destinazione delle ossa, purché rimanessero presso i santi o in chiesa. Il corpo era affidato alla Chiesa e non importava che cosa ne facesse, a patto che lo conservasse nel suo sacro recinto … Per più di un millennio ci si era sentiti perfettamente a proprio agio in questa promiscuità fra i vivi e i morti. Lo spettacolo dei morti, le cui ossa affioravano alla superficie dei cimiteri non impressionava i vivi più dell’idea della propria morte. Si cominciano a intravvedere segni di insofferenza, verso la fine del 17° secolo.
(Philippe Ariès --- Storia della morte in Occidente ---)


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