Vi siete mai chiesti come mai i credenti ai funerali siano sempre
così tristi e come mai le loro cerimonie
funebri siano immancabilmente così tetre e lagnose? … Eppure, a ben vedere,
la morte per i credenti dovrebbe
essere un evento felice, e ai funerali dovrebbero andarci con gioia, fare
grandi feste, utilizzare colori vivaci e rallegrarsi per il defunto, che può
finalmente lasciare questa valle di lacrime e raggiungere il suo creatore in un
mondo di eterna beatitudine … Pensiamo ai pellegrinaggi
cattolici (come Lourdes) … Ma che senso
ha, per un credente malato, sperare in una miracolosa guarigione? Una cosa che
non farebbe altro che prolungare la sua permanenza in questa valle di lacrime?
Sarebbe molto più logico, invece, chiedere alla madonna un drastico peggioramento della salute, per poter al più
presto ricongiungersi al proprio creatore … Eppure questo, caso strano, non
avviene mai … Pensiamo infine ai casi di malattia
terminale. Perché mai i cattolici si oppongono in maniera così ostinata non
soltanto a qualsiasi forma di testamento
biologico (o direttive anticipate) …
ma anche semplicemente al diritto dei pazienti di rifiutare le cure e sono
invece molto spesso fautori dell’accanimento
terapeutico … Per non parlare poi
della loro completa condanna del suicidio
… Ma com'è possibile che la religione fallisca così miseramente nello svolgere
la sua funzione principale che, a detta di molti, sarebbe proprio quella di
placare la nostra paura della morte
… Il fatto è, per l’appunto, che si tratta di una illusione, ossia di un
qualcosa che non ha niente a che vedere con la realtà. La realtà ci dice
infatti che i morti sono morti e che, per quanto noi possiamo rimpiangerli,
resteranno sempre irrimediabilmente morti e non saranno mai più vivi: e ci dice
anche che nessun morto è mai tornato dall'aldilà, da quel meraviglioso mondo di beatitudine eterna, per
descrivercelo e darci conferma concreta della sua esistenza. La realtà nega
ogni evidenza di qualsiasi forma di immortalità … e ci pone drasticamente di
fronte alla consapevolezza della irrimediabile mortalità e finitudine di qualsiasi essere vivente … Le religioni
riescono a convincere i loro fedeli
del contrario facendo leva sulla loro irrazionalità, sulle loro paure e,
soprattutto, assecondando abilmente la loro psicologia, ben consce del fatto
che ogni credente prima di qualsiasi
altra cosa vuole credere, vuole venire illuso, desidera fortemente che qualcuno
lo convinca dell’inesistenza della morte
permettendogli di vivere senza mai guardare in faccia la realtà … Per tenere in
vita le loro illusioni tutte le religioni mettono in atto una serie infinita di
rinforzi: rituali di ogni genere, i raduni dei fedeli, le cerimonie solenni, i
vari catechismi, l’indottrinamento dei bambini, la presenza continua sui media
… Il credente, dunque, crede perché vuole credere e perché la sua fede
irrazionale viene, come detto, continuamente rinforzata… La sua illusione è
appesa a un filo … ma non può rinunciarvi, perché su di essa ha fondato tutte
le sue rassicuranti certezze. Se il nostro credente viene messo con le spalle
al muro, se la sua illusione rischia di venire demolita, lui non ce la fa più,
non può tollerarlo e diventa molto suscettibile, perché non può permettere che
la sua fede vacilli, ma d’altro
canto non può neanche difenderla con metodi razionali. Messo alle strette, il
credente diventa cattivo: ed è da qui che nasce la violenza.
(Enrica Rota --- Questa valle di lacrime… e la beatitudine eterna ... L'Ateo - n. 2/2016 - n. 105 ---)
Nessun commento:
Posta un commento